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- La verniciatura -



Essenze, resine e verniciOggi generalmente il liutaio, si prepara da sè la propria vernice; Non è affatto scontato che fosse così anche per gli antichi, anzi secondo qualche studioso, le vernici le preparava uno "speziale" o comunque uno specialista in resine e coloranti. In ogni caso erano certamente derivate dai trattamenti in uso su altri manufatti in legno o nella decorazione.

La vernice degli strumenti antichi è una cosa complessa, una risultante di diversi strati (anche non originari), resine molto invecchiate, tracce di lacca o di minerali, olii, polvere, nero di fumo, su un legno che è molto ossidato; insomma impossibile da imitare. 

Quasi certamente lo strato principale era costituito da una o più resine e (ma non sempre) un principio colorante, sovrapposto ad un trattamento del legno di tipo minerale. E' poco probabile che usassero olio di lino perchè tradizionalmente riservato per lavori d'esterno, colori coprenti, comunque poco trasparente. Oggi gode di buona fama la cosidetta "vernice ad olio"; non escludo che possa avere dei pregi, primo fra tutti l'indurimento rapido grazie alle lampade UV, ma questo con la tradizione non c'entra niente. 

Darei per scontato che si trattasse di resine da conifere o simili vista la facile reperibilità e l'utilizzo piuttosto diffuso. Comunque non credo fosse la materia prima a fare la differenza; usavano quello che avevano a disposizione: trementina di larice, sandracca, occasionalmente mastice o coppali, forse anche la propoli delle api.  

A fare la differenza, era il come queste sostanze venivano trattate preparate e usate. 

L'ingrediente principale della verniciatura è il tempo che gli si dedica, poi resine, solventi, lacche, olii, sono un fatto quasi secondario.  

Per ottenere una bella verniciatura, si incomincia dal preparare il legno con una rifinitura a lama evitando dove possibile l'uso di carte abrasive; in questo modo la superfice rimane brillante, con la trama evidente ed i pori aperti. Normalmente si usa "lavare" con acqua per sollevare il pelo ed eventuali piccoli schiacciamenti del legno, e una volta asciutto si ripete la finitura. 

Tradizionalmente si usa trattare con silicati o altre sostanze per indurire o ossidare le superfici e nel caso dell'abete con sostanze isolanti (albumina, gelatine o gomme), utili per arginare l'eccessiva porosità del legno. Normalmente, la vernice viene stesa con un pennello molto morbido, stratificando ogni mano sulla precedente già asciutta e levigata. 

Gli strati iniziali sono privi del principio colorante, per non macchiare il legno che sotto la vernice deve essere chiaro e brillante. La colorazione che è diffusa nello strato intermedio, è ottenuta con diversi rossi di origine vegetale (radice di robbia, sandalo, verzino) in forma di lacche con allume di rocca. Sono colori forti ma dispersi in piccola quantità nello strato per salvare la trasparenza, la componente gialla è aggiunta naturalmente dalle resine cotte. 

Durante tutto il procedimento, la vernice viene levigata varie volte con degli abrasivi finissimi, per togliere i segni delle pennellate. Il numero di strati (generalmente una mano al giorno) è variabile e dipende dalla consistenza della vernice, dallo spessore e dal colore che si vuole ottenere. 

Quando la vernice ha raggiunto il colore desiderato, si usa applicare qualche strato di vernice trasparente per non esporre direttamente lo strato colorato all'eventuale usura o alterazioni da agenti esterni.  

Da qualche anno, finisco poi con una lunga tamponatura, che oltre a rendere la verniciatura più resistente e manipolabile, dà allo strumento un lucido più morbido che ricorda la patina di un antico.

Violino italiano

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